Il nuovo Comune di Colceresa
Perchè questo nome?
Il nome Colceresa deriva dal termine dialettale cerexa-ceriésa, ossia ciliegia. Il nome del grande Comune è un omaggio al prodotto tipico locale: la ciliegia.
In effetti fin dall’antichità i nostri declivi collinari hanno prodotto ciliegie di ottima qualità, dal sapore particolarmente gradevole e, nel corso dei secoli, la coltivazione del ciliegio ha assunto un’importanza economica di notevole rilievo per le genti del luogo. L’Estimo di Molvena del 1525 riporta una contrà Cerexarola, toponimo derivante da ceresariola, che a sua volta risale alla forma volgare ceresia, ossia ciliegio, ad indicare la coltivazione della pianta stessa. Ne parlano anche Carlo Dottori nel poema eroicomico L’asino, Filippo Pigafetta nella Descrizione manoscritta del territorio e del contado di Vicenza del 1586 e Andrea Scoto nel suo Itinerarium Italiae del 1655.
Chi era MOLVENA?
Incerta è l’origine del nome. Probabilmente deriva da “Fundus Molvenius”, cioè possesso, terreno di Molvious. Secondo un’altra interpretazione, invece, sembra che il nome derivi dal latino “Multae venae” riferendosi alle molte vene d’acqua che alimentavano un tempo le sorgenti di questa zona.Il nome del paese compare però solo nel XII secolo.
Prima dell’anno mille si ergeva un castello ubicato al confine con Pianezze che si chiamava “Peola” dal nome della famiglia dei Pedolla di Marostica. Legata a Marostica sia amministrativamente che politicamente, ne fu staccata nel 1606, quando poté ottenere un consiglio comunale suo proprio.
Tre sono i “borghi” che caratterizzano il paese: Molvena, Mure e Villa.
“Mure” indica attualmente una frazione del Comune di Molvena ed il suo nome è certamente derivato da un antico sistema di mura di recinzione e difesa ora scomparso.
La prima volta si trova nominato nel Codice della Città di Vicenza nell’anno 1262. L’Unità territoriale ed amministrativa dei due centri risale al 1889 (decreto del 30.06.1889) quando Mure si disgiunse da Salcedo per aggregarsi a Molvena.
“Villa” designa una frazione del Comune di Molvena chiamata saltuariamente nei secoli scorsi anche Pianezze San Cristoforo. Pare che un tempo si chiamasse “Villa del Doglione delle Signore”. E’ nominata sin dal 1262 nel Codice A della città di Vicenza.
Ha dato i natali a Giovanni Battista Canale (secolo XVII), professore di storia ecclesiastica e geografo, e a Francesco Canale (secolo XVII), profondo conoscitore di lingue europee e orientali.
Capoluogo e Località
- Mason
- Molvena
- Mure
- Villa
- Villaraspa
Generalità
Il 20 febbraio 2019 è stato istituito il Comune di Colceresa, in provincia di Vicenza, mediante la fusione dei comuni contigui di Mason Vicentino e di Molvena.
Popolazione legale: 6.113 abitanti (censimento ISTAT 2011)
Popolazione al 31/12/2022: 5.936 abitanti
Comuni confinanti: Marostica, Pianezze, Schiavon, Breganze, Fara Vic.no, Salcedo
Chi era Mason Vicentino?
Secondo alcune fonti il toponimo Mason deriverebbe dall’usanza romana di denominare torri, castelli e colonie con il nome di un’antica famiglia; in effetti un certo Papirio Masone fu console nell’anno 522 di Roma e di un altro si fa menzione nel 652. Secondo altri invece il nome potrebbe provenire da “mansiones”, stazione stradale dell’epoca romana, oppure da “mansione”, che nel Medio Evo significava podere. La “mansio” di Mason si trovava lungo la Pista dei Veneti che, proveniente da Sovizzo, toccava Schio e quindi, sempre costeggiando i monti, congiungeva l’Astico al Brenta, passando per Calvene, Lugo, Fara, Breganze, Mason, Mure, Molvena, Pianezze, Marostica, Marsan e Angarano per continuare fino al Piave. Quando nel 147 a.C. il console P. Postumio fece costruire la grande strada Postumia, che da Genova conduceva ad Aquileia, la Pista dei Veneti diminuì d’importanza. Intorno all’antica “mansio”, fornita di un cambio di cavalli per il servizio postale, sorse gradualmente un villaggio rurale o “pagus” dipendente, durante l’amministrazione romana, dal vicino capoluogo o “vicus” di Breganze. In seguito la corte de Maxone appare nominata per la prima volta in una carta del 1038, come bene dell’Abbazia di Nonantola del modenese. Secondo dati raccolti nell’archivio della città del 1262, essa comprendeva però anche Costa Vernese.
La storia civile del paese, dopo la donazione del Pedemonte e dell’Altopiano fatta da Berengario al vescovo di Padova Sibicone (prima metà del secolo X), è sempre comunque legata a quella di Breganze. Nell’anno 1227 il villaggio di Mason si ribellò al podestà di Vicenza Alberico da Romano. Nell’anno 1312 i due paesi furono assediati dai padovani. Non si sa quando il nostro paese divenne comune autonomo, ma già dal 1300 si parlava di “Comune et di uomini di Mason” nei volumi dei Fondi di Santa Giustina di Padova. Gli Scaligeri tra il 1312 e il 1339 controllarono il territorio di Mason e di Marostica; un capitano aveva funzioni militari e poteri giurisdizionali. Nell’anno 1314 i soldati padovani, desiderosi di riavere Vicenza e di fiaccare lo Scaligero, deva starono quanto era rimasto di Mason. Nel lungo periodo di pace della dominazione veneziana, tra il 1404 e il 1797, sorsero magnifiche ville e palazzi ispirati ai modelli classici, voluti dalle potenti famiglie degli Angaran, dei Cerato e dei Chiericati. Nel 1700 si concluse il lento tramonto della Serenissima e nell’ottobre del 1796 si ammassarono a Bassano truppe napoleoniche che, secondo G. Berti, arrivarono a 10.000 uomini e secondo D. G. Chandler erano addirittura 46.000. Nello stesso anno, tra settembre e novembre, ci furono scontri a Fontaniva e a Nove. Nella battaglia di Nove truppe francesi avanzarono anche da Schiavon e furono mandate ad occupare Marostica. Si può quindi pensare ad una distribuzione delle truppe francesi nella zona, con gravi disagi e sofferenze per la popolazione a causa delle requisizioni e delle ruberie francesi. La storia racconta che Bonaparte entrò a Bassano e prese alloggio in casa Roberti. Secondo i racconti popolari Ca’ Dal Ferro-Carli a Molvena, una vecchia casa nel sentiero del Buso presso via Riale a Mason e Palazzo Viero in via Pozzo a Villaraspa, divennero stazioni delle numerose truppe napoleoniche. Gli avvenimenti successivi all’ottobre 1797 rivestirono rilevanza politica, perché le città venete e i centri sedi di podesterie assistettero alla partenza dei rettori e sorsero municipalità democratiche. Quando il 12 maggio 1797 la plurisecolare Repubblica di Venezia cessò praticamente di esistere, si inneggiò alla libertà, all’uguaglianza, alla giustizia, si gioì per l’abolizione dei titoli nobiliari, vennero abbattuti molti stemmi delle casate e i leoni di San Marco. Ma a spegnere progressivamente gli entusiasmi, oltre all’occupazione militare francese, fu l’emanazione di un decreto in base al quale i territori friulano, bresciano e veneto dell’ex-repubblica di Venezia venivano suddivisi in ampi distretti. Bassano, che aveva sin dal 1399 una sua giurisdizione, divenne città subalterna di Vicenza. Fallirono i tentativi d’unione del Veneto alla Repubblica Cisalpina. L’anno 1809 ricorda un terribile scontro a Ponteselo tra le truppe napoleoniche e i villici, stanchi delle tasse e dei dazi. Ogni speranza si spense poi con il trattato di Campoformio del 1797, quando Napoleone cedette il Veneto all’Austria. Durante la dominazione austriaca Mason fece parte del Distretto di Marostica e del Dipartimento del Bacchiglione. L’Austria si dimostrò efficiente nell’azione amministrativa, ma politicamente il regime svelò un’immagine illiberale. Anche alcuni cittadini di Mason presero parte, arruolandosi nel Battaglione Volontari Vicentini, ai nobili sforzi della riscossa italiana fino al 1866, anno della III Guerra d’Indipendenza. La ripresa fu difficile e lenta e anche se nel resto d’Europa e nell’ltalia del nord-ovest si fecero sentire gli effetti della rivoluzione industriale, a partire dal 1886 Mason fu colpito dalla crisi economica. La disoccupazione costrinse intere famiglie a partire per il Brasile, l’America e l’Argentina. Il 1915, anno in cui l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, rappresentò per Mason l’inizio di un nuovo periodo difficile. Il nostro paese infatti si trovò nelle immediate vicinanze delle retrovie del fronte e fu interessato dall’arrivo di centinaia di profughi provenienti dall’Altopiano e dalla sistemazione di truppe italiane, francesi e alleate, nonché di attrezzature da campo, tra cui due ospedali inoltre non vi fu famiglia che non avesse componenti impegnati nel conflitto. Numerose iscrizioni, nei muri in gesso della soffitta di Ca’ Dal Ferro a Molvena, documentano che il nostro territorio fu anche luogo di acquartieramento di gente e soldati francesi, come lo fu del resto anche Casa Laverda, in via Costavernese a Mure, Palazzo Viero a Villaraspa e il Palazzon sulla strada Marosticana. Durante il secondo conflitto mondiale la popolazione si divise tra i due fronti contrapposti, i partigiani e l’esercito nazionale, e visse le dure condizioni di vita imposte dalla distribuzione razionata degli alimenti, dall’occupazione nazista e dai bombardamenti. Villa Angaran Delle Stelle-Cattaneo fu sede di stazionamento di truppe militari tedesche, come del resto servirono agli scopi bellici la scuola comunale e la Filanda Malvezzi. Il flusso migratorio riprese anche nel dopoguerra e durò fino agli anni sessanta, che videro il rifiorire economico del nostro paese.